Piero della Francesca: le origini ad Arezzo

In un angolo dell'Italia rinascimentale, Piero della Francesca emerge come un genio nascosto, unendo mistero, arte, e matematica. Nato a Sansepolcro tra il 1406 e il 1416, la sua formazione fu influenzata da correnti fiorentine, senesi, e umbre. Assorbendo le tecniche di Domenico Veneziano e Masaccio, Piero sviluppò uno stile unico in cui arte e matematica si fondono armoniosamente. Nonostante molte delle sue opere siano perdute, quelle sopravvissute rappresentano un tesoro inestimabile del Rinascimento, testimoniando la sua abilità nel combinare la pittura con la matematica astratta e la profonda comprensione della prospettiva e della luce.
Piero della Francesca fonte Wikipedia

C’era una volta, in un affascinante angolo dell’Italia rinascimentale, un genio nascosto nelle trame di colori e geometria: Piero della Francesca. Più sorprendente di una sciarada, più affascinante di un romanzo storico, la sua vita è un viaggio tra mistero, arte e numeri. Se siete pronti a scoprire un mondo in cui la matematica incontra la pittura e il Rinascimento prende vita nelle mani di un genio, allora preparatevi a tuffarvi nel mondo di Piero della Francesca.

La nascita di un genio

Dunque, iniziamo dal principio. Piero della Francesca nacque da Benedetto de’ Franceschi e Romana di Pierino da Monterchi in un anno compreso tra il 1406 e il 1416 a Sansepolcro, o come era noto allora, “Borgo San Sepolcro”. Il fuoco che ha distrutto gli archivi comunali rende difficile conoscere la data esatta della sua nascita, ma ciò che sappiamo è che Piero, figlio postumo del suo padre, fu battezzato col matronimico invece del patronimico.

Formazione e prime opere

Piero ricevette la sua formazione a Borgo Sansepolcro, un crocevia di influenze fiorentine, senesi e umbre. Qui, Piero iniziò a lavorare con il primo maestro noto, Antonio di Anghiari. Nel 1439, fece il suo debutto a Firenze, dove è stato documentato come assistente di Domenico Veneziano negli affreschi della chiesa di Sant’Egidio. Allora, Piero assorbì la luce altissima che schiarisce le ombre e intride i colori dell’arte di Domenico Veneziano, accanto alla moderna e vigorosa pittura di Masaccio. Queste influenze avrebbero caratterizzato il suo percorso artistico.

L’arte e la matematica di Piero della Francesca

Nelle opere di Piero, l’arte e la matematica si fondono in un equilibrio perfetto. La sua ricerca prospettica, la plastica monumentalità delle sue figure, l’uso espressivo della luce, tutto ciò rivelava la sua straordinaria capacità di combinare l’arte pittorica con la matematica astratta. La sua espressione poetica si caratterizza per la semplificazione geometrica delle composizioni e dei volumi e per l’attenzione alla verità umana.

Le opere perdute e le sopravvissute

In definitiva, gran parte dell’opera di Piero ci è pervenuta solo in maniera frammentaria. Numerose perdite di estrema importanza, tra cui gli affreschi eseguiti nel Palazzo Apostolico, sostituiti nel XVI secolo dalle Stanze di Raffaello, segnano la sua produzione artistica. Nonostante ciò, ciò che è sopravvissuto è un tesoro inestimabile dell’arte rinascimentale.

Piero della Francesca: una storia aretina

Quindi, la storia di Piero della Francesca è un viaggio affascinante attraverso le origini aretine dell’artista, la sua formazione, la sua fusione unica di arte e matematica, e le opere che sono sopravvissute nonostante le perdite significative. Il suo percorso artistico, che va dalla pratica pittorica, alla matematica, fino alla speculazione sulla matematica astratta, rivela un genio che ha influenzato profondamente la pittura rinascimentale. Piero della Francesca rimane un gigante del Rinascimento italiano, le cui origini, la storia e le opere maggiori continuano ad affascinare e ad ispirare.

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