La Cappella Bacci : i capolavori del Maestro Piero della Francesca

La Cappella Bacci, situata nella Basilica di San Francesco ad Arezzo, è un esempio notevole dell'arte rinascimentale italiana. Commissionata dalla famiglia Bacci, è famosa per gli affreschi "Le Storie della Vera Croce" di Piero della Francesca, realizzati tra il 1452 e il 1466, che narrano la leggenda della Vera Croce. La cappella riflette il talento di Piero e l'impegno dei mecenati aretini nell'arte e nella cultura. Oggi, la Cappella Bacci è un museo statale che attira visitatori da tutto il mondo, mantenendo vivo l'interesse per l'arte e la storia di Arezzo.
Cappella Bacci - Bacci Chapel

La Cappella Bacci

Situata nella Basilica di San Francesco ad Arezzo, la Cappella Bacci è un gioiello del Rinascimento italiano, esemplare dell’arte del XV secolo. Famosa per il ciclo di affreschi “Le Storie della Vera Croce” di Piero della Francesca, la cappella, commissionata dalla famiglia Bacci, combina narrazione storica e simbolismo religioso. Gli affreschi, realizzati tra il 1452 e il 1466, illustrano la leggenda della Vera Croce tratta dalla “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine. La Cappella Bacci testimonia il talento di Piero della Francesca e l’impegno dei mecenati aretini nel promuovere l’arte e la cultura. Oggi, continua ad attrarre visitatori da tutto il mondo, affascinati dalla sua bellezza e profondità storica.

La Famiglia Bacci

Durante il tardo Medioevo e il Rinascimento, la famiglia Bacci era tra le più influenti di Arezzo. Ricchi mercanti, i Bacci accumularono fortuna attraverso il commercio e le attività finanziarie, nonostante alcune pratiche fossero considerate usura dalla Chiesa. Baccio di Maso Bacci, nel testamento del 1417, lasciò un generoso lascito per la decorazione del coro della Basilica di San Francesco, riflettendo una volontà di riconciliazione religiosa e salvezza dell’anima, comune tra i mercanti del tempo. Gli eredi di Baccio avviarono i lavori trent’anni dopo, creando la splendida Cappella Bacci, lasciando un’eredità duratura nella storia artistica di Arezzo.

Il Contesto Storico

La Cappella Bacci fu creata in un periodo di transizione tra Medioevo e Rinascimento, segnato da cambiamenti sociali, economici e artistici. In questo tempo, l’Italia vedeva una fioritura delle arti e delle scienze, sostenuta dal mecenatismo di ricche famiglie mercantili come i Bacci. Tuttavia, il commercio e il prestito di denaro erano spesso in conflitto con le dottrine ecclesiastiche che li consideravano usura. I mercanti facevano donazioni significative alla Chiesa per compensare i loro peccati e garantirsi la salvezza eterna. Il Rinascimento segnava un rinnovato interesse per l’arte classica e le innovazioni tecniche, come la prospettiva e la simmetria, che influenzarono artisti come Piero della Francesca.

L’Inizio dei Lavori

Nel 1447, i lavori nella Cappella Bacci furono affidati a Bicci di Lorenzo, artista fiorentino noto per il suo stile tardo gotico. Maestro di una delle botteghe più attive di Firenze, decorò la cappella maggiore della Basilica di San Francesco. Il suo lavoro iniziale comprendeva i quattro Evangelisti nei pennacchi della volta, i Dottori della Chiesa Gregorio e Girolamo nel sottarco, e un Giudizio Universale nell’arco trionfale. Tuttavia, nel 1452, Bicci di Lorenzo si ammalò e morì, lasciando l’opera incompiuta. Gli eredi dei Bacci decisero allora di affidare il completamento a Piero della Francesca, che trasformò la cappella in un capolavoro rinascimentale.

Piero della Francesca e la Cappella Bacci

Nato nel 1415 circa a Sansepolcro, Piero della Francesca è una figura emblematica del Rinascimento italiano. Dopo la formazione presso la bottega di Antonio d’Anghiari, si trasferì a Firenze, dove fu allievo di Domenico Veneziano, assorbendo le innovazioni artistiche di Masaccio. Piero lavorò per importanti corti italiane, acquisendo fama per la maestria tecnica e l’uso della prospettiva. Nonostante il successo, rimase legato alla sua terra natale, contribuendo all’arte locale. Nominato per completare la decorazione della Cappella Bacci nel 1452, Piero consolidò il suo ruolo come innovatore del Rinascimento con il ciclo di affreschi “Le Storie della Vera Croce”.

Gli Affreschi della Cappella Bacci

Considerato un capolavoro della pittura rinascimentale, il ciclo di affreschi “Le Storie della Vera Croce” fu realizzato da Piero della Francesca tra il 1452 e il 1466. Gli affreschi narrano la leggenda della Vera Croce tratta dalla “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine e sono organizzati in tre registri sovrapposti, con scene disposte secondo criteri estetici e simbolici. In alto, scene all’aperto; nel registro mediano, scene di corte; e in basso, battaglie. Questa disposizione crea una simmetria visiva che riflette la maestria di Piero nella prospettiva e nello spazio, combinando narrazione storica e teologica con abilità artistica straordinaria.

Innovazioni di Piero della Francesca

Piero della Francesca è rinomato per le sue tecniche artistiche innovative, che portarono una nuova dimensione all’arte rinascimentale. Nella Cappella Bacci, applicò la prospettiva magistralmente, creando profondità e realismo rivoluzionari per il suo tempo. La simmetria delle scene non solo valorizza l’estetica visiva, ma riflette significati simbolici e teologici complessi. Ogni dettaglio, dalla postura delle figure alla configurazione degli spazi, trasmette equilibrio armonioso e spiritualità intensa. L’uso innovativo di luce e ombra conferisce tridimensionalità ai personaggi. Queste innovazioni influenzarono profondamente gli artisti contemporanei e successivi, consolidando Piero come pioniere dell’arte rinascimentale.

Il Maestro di San Francesco nella Cappella Bacci

Accanto agli affreschi di Piero della Francesca nella Basilica di San Francesco ad Arezzo, si trova la grande Croce dipinta, attribuita al Maestro di San Francesco. Risalente alla fine del Duecento, rappresenta un esempio significativo dell’arte umbra del periodo. Sospesa sopra l’altare maggiore, la Croce raffigura il Christus patiens, Cristo sofferente, con San Francesco inginocchiato ai suoi piedi. Questa rappresentazione del Cristo in agonia, tipica dell’iconografia medievale, riflette l’enfasi sulla passione e il sacrificio di Gesù. L’anonimo Maestro di San Francesco ha lasciato un’impronta duratura con questa opera, arricchendo il valore artistico e spirituale della Basilica e offrendo ai visitatori un’esperienza coinvolgente.

La Cappella Bacci diventa Museo Statale

Oggi la Cappella Bacci nella Basilica di San Francesco ad Arezzo è un museo statale, dedicato alla conservazione e valorizzazione del suo straordinario patrimonio artistico. Attira visitatori da tutto il mondo, affascinati dai capolavori di Piero della Francesca e dalle altre opere conservate nella basilica. La gestione statale garantisce la protezione e manutenzione degli affreschi e delle strutture, preservandone la bellezza per le future generazioni. I visitatori possono ammirare da vicino il ciclo di affreschi “Le Storie della Vera Croce” e la grande Croce dipinta del Maestro di San Francesco, immergendosi nell’atmosfera storica e spirituale del luogo. La Cappella Bacci ospita regolarmente mostre temporanee e eventi culturali, mantenendo vivo l’interesse per l’arte rinascimentale e per la storia di Arezzo.

Il Tesoro della Cappella Bacci

La Cappella Bacci è un tesoro artistico che testimonia il ricco intreccio tra devozione religiosa, mecenatismo e innovazione artistica del Rinascimento. Gli affreschi di Piero della Francesca, con la loro maestria tecnica e profondità simbolica, continuano a ispirare studiosi, artisti e visitatori. L’opera di Piero rappresenta una fusione armoniosa tra estetica e teologia, offrendo una visione unica della leggenda della Vera Croce. La generosità della famiglia Bacci, che ha permesso la creazione di questo capolavoro, riflette il ruolo cruciale del mecenatismo nell’evoluzione dell’arte rinascimentale. Oggi, la Cappella Bacci è un simbolo del patrimonio culturale italiano, un luogo dove storia, arte e spiritualità si incontrano. La sua conservazione come museo statale assicura che le future generazioni possano continuare ad apprezzare queste opere straordinarie, mantenendo viva l’eredità culturale e artistica di Arezzo e del Rinascimento italiano.

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