Santa Maria delle Grazie: un’antica fonte tra mito e storia
Santa Maria delle Grazie affonda le sue radici in un passato remoto, quando il sito ospitava una fonte sacra dedicata al dio Apollo, simbolo di guarigione e luce. Durante il periodo etrusco-romano, la fonte era meta di riti legati alle sue proprietà terapeutiche, attirando fedeli da tutta la regione. Con il tempo, il luogo assunse il nome di Fons Tecta, continuando a essere frequentato anche nell’alto Medioevo per pratiche curative, in particolare contro i mali infantili. Tuttavia, con l’affermarsi del cristianesimo, l’antico culto pagano entrò in contrasto con la nuova religione. Questo conflitto segnò l’inizio di una trasformazione, culminata con l’arrivo di San Bernardino da Siena e la successiva nascita del santuario come oggi lo conosciamo.
La svolta di San Bernardino da Siena
Nel 1425, San Bernardino da Siena arrivò ad Arezzo per predicare durante la Quaresima e si scontrò con le radicate tradizioni legate alla Fonte Tecta. Nonostante i suoi tentativi di distruggerla, fu ostacolato dalle famiglie nobili locali e costretto a lasciare la città. Tornò nel 1428, deciso a porre fine ai riti pagani, e questa volta riuscì nel suo intento, grazie al sostegno di un gruppo di fedeli armati di determinazione. Al posto della fonte, San Bernardino fece edificare un oratorio, simbolo della vittoria del cristianesimo sulle antiche credenze. Nel 1430, Parri di Spinello decorò l’oratorio con l’affresco della “Madonna della Misericordia”, che divenne un’icona di protezione e fede per gli aretini.
La costruzione del santuario di Santa Maria delle Grazie
La crescente affluenza di fedeli rese l’oratorio costruito da San Bernardino insufficiente per accogliere tutti i devoti. Tra il 1435 e il 1444, fu edificata una nuova chiesa, progettata da Domenico del Fattore, che univa elementi tardo gotici e rinascimentali. La struttura, con la sua navata unica e le volte a crociera, rappresentava un importante sviluppo architettonico per l’epoca. Dopo la canonizzazione di San Bernardino nel 1450, una cappella dedicata al santo fu aggiunta sul lato destro della chiesa, arricchendo ulteriormente il complesso. La chiesa non solo divenne un importante luogo di culto, ma anche un simbolo di rinascita artistica e spirituale per Arezzo, riflettendo l’armonia tra fede e architettura.
Il loggiato di Benedetto da Maiano: eleganza rinascimentale
Tra il 1477 e il 1490, la chiesa di Santa Maria delle Grazie fu arricchita da un loggiato progettato da Benedetto da Maiano, che rappresenta uno dei più raffinati esempi di architettura rinascimentale ad Arezzo. Il portico, composto da quindici arcate sostenute da esili colonne corinzie, incornicia la facciata con una leggerezza armoniosa. Ispirato alle proporzioni dell’Ospedale degli Innocenti di Brunelleschi, il loggiato combina eleganza e funzionalità, esaltando la supremazia dei vuoti sui pieni. Questa struttura affascinò artisti e poeti, tra cui Gabriele D’Annunzio, che lo definì una “aerea loggia”. Oggi, il portico non è solo un capolavoro architettonico, ma anche un simbolo della trasformazione artistica che ha caratterizzato il Rinascimento ad Arezzo.
Il tesoro di Santa Maria delle Grazie: l’altare di Andrea della Robbia
All’interno della chiesa di Santa Maria delle Grazie si trova uno dei capolavori del Rinascimento: l’altare marmoreo di Andrea della Robbia, realizzato tra il 1487 e il 1493 con l’aiuto dei suoi figli. Questo altare, creato per custodire l’affresco della “Madonna della Misericordia” di Parri di Spinello, è un’opera straordinaria per ricchezza e dettagli. Al centro spiccano le statue di San Donato, San Bernardino e dei martiri Lorentino e Pergentino, mentre la lunetta superiore raffigura la Madonna con il Bambino tra angeli. I putti, le teste di cherubini e il festone di frutta in terracotta invetriata policroma completano l’opera, rendendola unica. L’altare è un esempio di come arte e devozione possano fondersi in un’unica, sublime creazione.
Un viaggio nella storia attraverso l’arte
Santa Maria delle Grazie è un luogo in cui la storia e l’arte si intrecciano indissolubilmente. Gli affreschi di Lorentino d’Andrea, discepolo di Piero della Francesca, decorano le pareti della chiesa, raffigurando episodi significativi come Papa Sisto IV che concede l’indulgenza ai fedeli. Questi dipinti, caratterizzati da una profonda influenza pierfrancescana, raccontano il legame tra arte e spiritualità nel Rinascimento. Il coro ligneo del 1747 nell’abside testimonia un’evoluzione artistica che attraversa i secoli, arricchendo ulteriormente il santuario. Sebbene alcune opere siano state trasferite al Museo di Arte Medievale e Moderna di Arezzo, il santuario mantiene la sua autenticità, offrendo ai visitatori un’esperienza unica: un viaggio emozionante attraverso secoli di fede, bellezza e cultura.
Cento Passi dal Duomo: il tuo punto di partenza ideale
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