Le origini della Chiesa di Santa Maria in Gradi
La Chiesa di Santa Maria in Gradi, situata nell’omonima piazza ad Arezzo, affonda le sue radici nell’XI secolo. L’area in cui sorge è di grande rilevanza archeologica, essendo stata sede di importanti fornaci di ceramisti romani. Secondo la tradizione, questo luogo fu un rifugio per i primi cristiani perseguitati, inclusi il vescovo Donato e i suoi seguaci. Intorno al 1050, una piccola chiesa e un monastero benedettino furono costruiti nella zona, segnando l’inizio della storia di Santa Maria in Gradi. La struttura originaria, in stile romanico, risentiva delle influenze architettoniche di Ravenna e parte di essa è ancora visibile oggi nella cripta della chiesa. Questa prima fase di costruzione riflette il carattere religioso e culturale dell’epoca, gettando le basi per quella che sarebbe diventata una delle chiese più importanti di Arezzo, con un forte legame con le comunità cristiane locali.
La transizione al periodo camaldolese di Santa Maria in Gradi
A metà del XII secolo, la Chiesa di Santa Maria in Gradi subì una svolta significativa quando il monastero passò sotto la regola camaldolese. Questo cambiamento trasformò il complesso religioso in un punto di riferimento per l’Ordine camaldolese all’interno della città di Arezzo. I monaci camaldolesi, noti per la loro vita ascetica e il forte impegno spirituale, contribuirono a rendere Santa Maria in Gradi un centro di devozione e cultura religiosa. La chiesa continuò a crescere in importanza e divenne il fulcro delle attività monastiche per diversi secoli, fino alla soppressione del monastero nel 1785, quando molte istituzioni religiose furono chiuse dal Granducato di Toscana. Durante questo lungo periodo camaldolese, la chiesa si arricchì di nuovi spazi e opere d’arte, riflettendo lo stile di vita semplice ma profondamente spirituale dell’ordine. Ancora oggi, la presenza camaldolese è evidente nelle decorazioni e nell’atmosfera di questo luogo sacro.
La ricostruzione rinascimentale di Bartolomeo Ammannati
Nel 1591, la Chiesa di Santa Maria in Gradi fu oggetto di una profonda trasformazione architettonica per rispondere alle nuove esigenze liturgiche emerse dopo il Concilio di Trento. Il progetto di ricostruzione venne affidato all’architetto fiorentino Bartolomeo Ammannati, uno dei maggiori esponenti del Rinascimento. Ammannati concepì un edificio sobrio e maestoso, caratterizzato da una navata unica, come richiesto dalle direttive tridentine, per favorire la predicazione e l’unione visiva e acustica dei fedeli. Questo intervento fu pensato per dare alla chiesa un’impronta solenne, ridimensionando le decorazioni e puntando su un’architettura funzionale e spiritualmente intensa. Alla morte di Ammannati, i lavori furono proseguiti da Giorgio Vasari il Giovane, che completò la chiesa in circa venti anni. Tra il 1630 e il 1633, venne anche aggiunto il campanile, su disegno dell’architetto Giuseppe Betti, arricchendo ulteriormente il profilo della chiesa e il suo carattere rinascimentale.
Le opere d’arte: Andrea della Robbia e gli affreschi del XVII secolo
La Chiesa di Santa Maria in Gradi custodisce al suo interno un ricco patrimonio artistico, frutto di secoli di storia. Tra le opere più significative spicca la terracotta invetriata della “Madonna della Misericordia”, realizzata dalla bottega di Andrea della Robbia alla fine del Quattrocento. Questa scultura, collocata nella prima cappella a sinistra, è un esempio eccellente dell’arte della famiglia della Robbia, nota per l’uso innovativo della ceramica invetriata, che conferisce ai colori un’eccezionale brillantezza e durata. Oltre a questa pregevole opera, la chiesa è adornata da un ciclo di affreschi realizzati nel XVII secolo da artisti come Ulisse Giocchi e Giovan Battista Manzolini. Gli affreschi, che rappresentano i Dodici Apostoli e San Paolo, decorano le pareti della navata principale e furono completati nel 1613. Questo ciclo pittorico, riscoperto e restaurato nel XX secolo, testimonia la ricchezza artistica della chiesa e il suo ruolo di centro culturale e spirituale ad Arezzo.
Il soffitto ligneo e gli stemmi camaldolesi
Uno degli elementi più spettacolari della Chiesa di Santa Maria in Gradi è il soffitto ligneo, completato nel 1711, che aggiunge una nota di grandezza e raffinatezza all’interno dell’edificio. Questo soffitto è impreziosito dagli stemmi camaldolesi e dagli acronimi “SMIG” (Santa Maria in Gradi) e “SMDA” (Santa Maria di Agnano), che celebrano la profonda connessione tra la chiesa e l’Ordine camaldolese. Gli stemmi simboleggiano l’importanza della comunità religiosa nella vita della chiesa e rappresentano un omaggio alla sua storia secolare. Il soffitto, realizzato con maestria artigianale, presenta un equilibrio tra semplicità e maestosità, in linea con i principi camaldolesi di austerità spirituale. La scelta del legno, riccamente intagliato, aggiunge calore e solennità all’ambiente. Questo elemento architettonico non è solo una meraviglia estetica, ma anche un simbolo del periodo di massimo splendore della chiesa sotto la guida dei monaci camaldolesi, che influenzarono fortemente la sua decorazione.
La cripta e il Crocifisso del XIII secolo
La cripta della Chiesa di Santa Maria in Gradi è uno degli elementi più antichi e suggestivi dell’edificio, risalente all’XI secolo. Questa struttura romanica, situata sotto l’attuale navata principale, è ciò che rimane della chiesa originaria, prima che venisse ricostruita nel XVI secolo. La cripta, conosciuta anche come la Tomba del Crocifisso, custodiva un tempo un prezioso Crocifisso ligneo, risalente alla fine del XIII secolo, che oggi si trova sull’altare maggiore della chiesa. Questo antico manufatto, intriso di spiritualità e devozione, è un esempio significativo della scultura religiosa medievale ad Arezzo. La cripta conserva un’atmosfera intima e austera, con le sue pietre antiche che testimoniano secoli di storia. Secondo la tradizione, fu anche un luogo di rifugio per i cristiani perseguitati, rendendola non solo un’importante testimonianza architettonica, ma anche un simbolo della resilienza e della fede della comunità cristiana aretina nel corso dei secoli.
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